Meditazioni sul Vangelo

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Med. br55

Maria visita Elisabetta (Lc 1, 39-45)

In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta dalla Galilea alla Giudea a trovare sua cugina Elisabetta che aspettava un bambino. Elisabetta, e suo marito Zaccaria, erano avanti negli anni ed Elisabetta era sterile, ma un bambino le era nato quando Dio si era degnato di togliere la sua vergogna fra gli uomini (Lc 1, 25). E pensare che Zaccaria ed Elisabetta erano giusti davanti a Dio, la loro sterilità aveva quindi il sapore dell’ingiustizia, ma quando Dio è “ingiusto” con i “giusti” è perché vuole fare grandi cose per mezzo loro. Infatti, negli eventi vissuti da Zaccaria ed Elisabetta è adombrato il mistero della redenzione; ciò che accade a loro è una figura della disgrazia in cui si trova l’umanità, ma anche di ciò che Dio fa per l’umanità.

Dopo la rottura del rapporto d’amore fra Dio e l’uomo, l’umanità cade in uno stato di desolazione, di vergogna, di sterilità; questo stato, raffigurato da Elisabetta, è umanamente irrimediabile, solo un’iniziativa gratuita della bontà di Dio può invitare nuovamente l’uomo a riallacciare un rapporto di amicizia con lui. Zaccaria ed Elisabetta, nonostante tutto, vogliono rimanere fedeli a Dio, ma la sterilità pesa su di loro come una maledizione, inoltre, data la loro età avanzata, sembra che debbano morire nella maledizione; e così è per il genere umano, che avanza negli anni di tribolazione in tribolazione, senza un’attendibile speranza di prosperità e di pace. Ma Dio ha pietà di Zaccaria, di Elisabetta e di noi e interviene al di là delle attese umane, interviene donando un “Figlio”, e non un figlio ordinario. Per Elisabetta sarà colui che preparerà la via al Figlio stesso di Dio, l’atteso Messia per mezzo del quale sarà tolta la vergogna che affligge ogni uomo.

Zaccaria è l’uomo che ci rappresenta un po’ tutti, perché non riesce ad aderire prontamente al progetto di Dio, stenta a credere alle grandi cose che Dio vuole fare in suo favore. Quando Dio interviene, non interviene in cose umanamente possibili, ma in cose umanamente impossibili, per questo facciamo molta fatica a seguirlo. Allora, per la sua mancanza di fede, Zaccaria dovrà subire un doloroso trattamento al termine del quale benedirà il Signore Dio di Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo (Lc 1, 68). Così per noi, il fine delle tribolazioni, che non mancano a nessuno, è per condurci un giorno a benedire Dio per l’inimmaginabile disegno d’amore che ha pensato in nostro favore.

Maria invece, per nostra fortuna, è colei che è beata perché ha creduto e prontamente si è messa al servizio del progetto di Dio. Il suo andare in fretta da Elisabetta è una figura della sollecitudine di Dio per noi, della sua ansia di salvarci, e per questo non esita ad affrontare giorni di faticoso e disagiato cammino, in una regione montuosa, pur di andare ad aiutare la sua parente. Così Gesù, farà un lungo e disagiato cammino, che terminerà sul Calvario, pur di venire a salvarci.

Quando Maria, e il Bambino che porta in grembo, giungono da Elisabetta accadono grandi cose: lo Spirito Santo colma Elisabetta, la riempie di gioia e le rivela cose che umanamente non poteva sapere, vale a dire: che Maria portava un Bambino e quel Bambino era il suo Signore; inoltre, la presenza nascosta del Salvatore comunica anche la gioia al suo precursore facendolo sussultare nel grembo di Elisabetta. Quanto accade, quasi di nascosto in una casa fra i monti di Giudea, ci rivela lo stile di Dio; il quale si compiace di nascondere i suoi progetti ai sapienti e agli intelligenti per rivelarli ai piccoli (Mt 11, 25); ama scegliere chi è debole per sconfiggere i forti; si serve di ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono (1Cor 1, 28); E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele (Mi 5, 1). Se lo stile di Dio è questo, è stolta e goffa ogni nostra pretesa di apparire, ogni ricerca di prestigio, ogni energia spesa per appagare desideri di gloria umana.

Maria è l’esempio a cui guardare per imparare lo stile di Dio; i suoi atteggiamenti e le sue reazioni sono opposti a quelli del mondo, lei non guarda mai sé stessa, i suoi comodi, le sue esigenze; il suo sguardo è costantemente rivolto a Dio per muoversi in risposta alla sua volontà, la quale, spesso si manifesta quando i fratelli hanno bisogno di essere soccorsi nelle loro necessità. La nostra più grande necessità è comprendere, sia lo stato in cui siamo, sia il cuore di Dio, altrimenti non sapremo accoglierlo come nostro unico Salvatore; per questo Maria opera nel tempo e nell’eternità in unione con suo Figlio. Nel tempo il suo servizio ha assunto una dimensione eroica, infatti, dall’inizio alla fine ha strettamente collaborato all’opera redentrice di Gesù: i pensieri e le preoccupazioni di suo Figlio erano anche i suoi pensieri e le sue preoccupazioni; le incomprensioni e le persecuzioni di Gesù affliggevano anche il suo cuore; la passione che lui ha subito, anche lei l’ha subita, e alla fine entrambi hanno gioito per la vittoria della risurrezione, anticipo del trionfo finale quando Gesù verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti.

Che Gesù e Maria ci aiutino a comprendere e amare queste cose.

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Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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