Meditazioni sul Vangelo

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Med. br138

Tesori nascosti (Mt 13, 44-52)

Tesori nascosti

Gesù continua a esporre i misteri del regno (Mt 13, 11) con diverse parabole, le quali hanno la proprietà di velare e rivelare allo stesso tempo: rivelano a coloro che sono attenti a quanto dice il Signore e cercano di comprendere, ma nascondono i loro segreti a quanti non amano il Signore. I misteri del regno sono di una ricchezza e di una profondità tali che non basta una parabola per illustrarli adeguatamente; ogni parabola mette in evidenza qualche aspetto e attira l’attenzione su qualche caratteristica del disegno d’amore di Dio per gli uomini. Alcune parabole sono affini e si completano a vicenda, altre sono più autonome.

In questa parte del capitolo tredici di Matteo, Gesù racconta la parabola del tesoro nascosto nel campo scoperto quasi per caso, quella del cercatore di perle che ne trova una di grande valore, e quella della rete che raccoglie pesci buoni e cattivi. Le prime due sono molto simili, la loro estensione temporale è la vita presente, ed entrambe trasmettono l’idea che, quando si è trovato qualcosa di prezioso, bisogna dare tutto per venirne in possesso, la terza invita a riflettere su cosa accadrà al termine della vicenda umana.

Il tesoro nascosto

L’uomo che trova il tesoro non era un cercatore di tesori, tuttavia, è incuriosito da qualcosa che si intravede in un campo, subito non capisce cosa sia ciò che appare nel terreno, ma poi, avvicinandosi, ispezionando e scavando un po’ attorno, si rende conto che si tratta di un tesoro di grande valore, decide allora di acquistare il campo a qualunque prezzo; vende tutto ciò che ha e compra il campo per possedere il tesoro.

Che relazione c’è fra questa storia e la nostra? Scoprirlo è il compito non facilissimo di ogni meditazione sul vangelo. Intanto, in prima battuta, neanche noi siamo dei cercatori di tesori, o forse lo siamo, ma non sappiamo di esserlo. In secondo luogo, la parabola dice che nel campo di ogni vita è nascosto un tesoro, e noi non saremo pienamente felici finché non lo avremo trovato, infatti, è solo dopo aver scoperto il tesoro, che l’uomo: va pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. La natura del tesoro riserverà però qualche sorpresa.

Dobbiamo inoltre considerare che quell’uomo ha scoperto il tesoro perché ha notato qualcosa di strano in un campo, probabilmente, molti altri erano passati di lì, ma non avevano notato nulla di particolare. Così è per ognuno di noi, non scopriremo nessun tesoro se non accettiamo di renderci conto che nella vita presente, nostra e di chi ci sta intorno, ci sono delle cose strane, qualcosa non torna, qualcosa non è normale, non sappiamo subito cosa non torna e che cosa non è normale, dobbiamo però lasciarci interrogare da ciò che confusamente appare in noi e attorno a noi, specialmente se abbiamo il sospetto che sia importante. E qui avviene un primo giudizio, una prima divisione fra quanti si lasciano interpellare dal mistero della vita e quanti preferiscono non avventurarsi in luoghi sconosciuti e poco frequentati; troppi preferiscono il conforto e la protezione che offrono le idee più diffuse e il modo di vivere più condiviso: farsi una posizione, convivere o sposarsi, avere di che mangiare, bere e divertirsi, salire il più possibile la scala sociale, avere relazioni gratificanti e stimolanti. Vivere come vivono tutti dà una sensazione di sicurezza, ma è la sicurezza di una casa costruita sulla sabbia, prima o poi cadrà.

Dove cercare il tesoro

L’uomo è infelice di “un’infelicità infinita” - come giustamente osserva padre Molinié -, questo non è normale, ed è a causa di questa infelicità che le relazioni umane non funzionano. La mistica Francese Marta Robin con altre parole dice: “Ogni esistenza è un Calvario e ogni anima un Getsemani, dove ognuno deve bere in silenzio il calice della propria vita”. Troppo sangue, delitti, cattiveria, menzogna e corruzione, amareggiano la vita; la cosa va avanti da secoli, ma per quanto l’uomo faccia non riesce a venirne fuori, anzi, il male sembra assumere forme sempre più inquietanti. È difficile che nella vita presente non si debba attraversare qualche grande tribolazione, tuttavia, anche nei casi più fortunati in cui non si è toccati da grandi sciagure, queste, sempre imperversano attorno a noi e, in qualche modo, volenti o nolenti, ci condizionano. Eppure, è solo scavando intorno a queste stranezze che giungeremo a scoprire il tesoro nascosto nel campo. Sembra impossibile che questa sia la via, vale a dire, trovare un tesoro nascosto fra le sciagure, sembra un paradosso, ed è vero, si tratta infatti di paradossi che scaturiscono da una mente divina: Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Portare la croce dietro a Gesù è l’unica via che conduce anche alla risurrezione. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà (Mt 10, 38-39). Trovare la propria vita perdendola è trovare il tesoro nascosto nel campo.

Molti passano lungo i giorni a loro assegnati, ma non tutti si accorgono che nel campo della vita c’è qualcosa che dovrebbe attirare la nostra attenzione, qualcosa che sollecita a scavare intorno ai grandi interrogativi che la vita pone. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano! (Mt 7, 13-14). Pochi sono quelli che la trovano; perché un possibile significato della porta stretta è proprio accettare di riconoscere la nostra grande infelicità, come il figlio prodigo della parabola che, solo dopo aver toccato il fondo del suo fallimento ha iniziato a incamminarsi lungo la via angusta che conduceva alla casa del Padre. Noi invece siamo tutti impegnati nell’impossibile impresa di trovare la felicità in questo mondo e, se non riusciamo a essere felici, facciamo finta di esserlo, nascondendo ben bene a noi e agli altri il vuoto che ci affligge, nascondiamo così il tesoro invece di farlo venire alla luce.

La natura del tesoro

Ma chi non è irrimediabilmente distratto, e si lascia interpellare dal mistero del bene e del male, che costantemente lavorano la nostra coscienza, corre il rischio di trovare un tesoro, e il tesoro è: sia la nostra miserevole condizione, sia Colui che può porvi rimedio. Quando Cristo si manifesta, si percepisce che Lui è la risposta a ogni attesa del nostro cuore, perché lui solo può rispondere a tutti gli enigmi e far luce su tutti i misteri, riempire tutti i vuoti e salvarci dal non senso, dalla cattiveria e dalla morte. La nostra miseria è fatta per la Misericordia e il tesoro viene alla luce quando la miseria e la Misericordia s’incontrano. Per incontrare il Signore, i titoli o le lettere di raccomandazione più efficaci sono la nostra povertà e la nostra miseria. Santa Teresina di Lisieux, rispondendo a sua sorella che era spaventata dai suoi ardenti desideri di subire tutte le forme possibili di martirio, dice: “I miei desideri di martirio sono un bel nulla e non è di qui che nasce quella fiducia illimitata che sento nel cuore… come può dire, sorella cara, che i miei desideri sono il segno del mio amore? Ah! sento bene che non è affatto questo che piace al buon Dio nella mia piccola anima. Quello che piace a lui, è di vedermi amare la mia piccolezza e la mia povertà, è la speranza cieca che ho nella sua misericordia… comprenda che per amare Gesù, essere la sua vittima d’amore, più si è deboli, senza desideri né virtù, più si è adatti alle operazioni di quest’amore consumante e trasformante… ma bisogna consentire a restare sempre povera e senza forza, e qui sta la difficoltà, perché «dove trovarlo, il vero povero di spirito?»” (Lettera 176).

A questo punto, quando scopriamo che Cristo è la risposta a ogni povertà e a ogni disgrazia, allora, è necessario che la nostra vita cambi di fondamento, è necessario riadattare tutti i nostri criteri di giudizio e tutta la nostra scala di valori, per conformare ogni cosa ai pensieri e all’agire di Cristo, è necessario accogliere Gesù come salvatore e seguirlo. Accettare questo cambiamento o questa conversione è come vendere tutto per acquistare il campo e il suo tesoro. L’operazione, essendo lunga e complessa, durerà tutta la vita. Infatti, dopo aver scoperto il tesoro, l’uomo lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo; tutte operazioni che richiedono un certo tempo, specialmente se abbiamo molti beni da vendere, più ne abbiamo più sono lunghe le operazioni, se poi c’è qualche bene a cui siamo particolarmente attaccati, il tempo si dilata ancora. È bene notare che non potremo beneficiare del tesoro se non dopo aver venduto tutto, perché è necessario che nessun bene, nessun amore, sia anteposto all’amore di Cristo. La gioia per la scoperta di Cristo è data subito, poi, seguono tutte le purificazioni necessarie per diventare come lui ci vuole. Forse, l’uomo nasconde il tesoro dopo averlo scoperto per dire che nella vita spirituale, soprattutto dopo la conversione, ci vuole prudenza e discrezione, altrimenti qualcuno potrebbe rubare il tesoro appena scoperto. Pascal, giustamente osserva: “E' un cattivo segno che una persona appena convertita si prodighi in opere esteriori. L'ordine della carità esige che questa si radichi nel cuore, prima di compiere buone opere all'esterno”.

I cercatori di perle

La parabola del cercatore di perle è leggermente diversa, in quanto considera coloro che sono consapevolmente in stato di ricerca, il tesoro non lo scoprono per caso passando, ma sono instancabilmente alla ricerca di qualcosa di prezioso che possa arricchire la loro vita: vivono per cercare “perle”. Cercano, ma nessuna perla li soddisfa veramente, perché siamo fatti per trovare una perla molto speciale, la quale non si trova facilmente. Una via per trovarla la suggerisce anche San Paolo: Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri (Fil 4, 8), ossia, della vostra ricerca. La parabola dice che questi, se perseverano, prima o poi troveranno: una perla di grande valore. A differenza di chi scopre il tesoro quasi per caso, chi è costantemente alla ricerca non corre il rischio di non trovare nulla, ma troverà senz’altro molto di più di quanto spera, il Signore infatti assicura: Chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto (Mt 7, 8).

Purtroppo, non sono i tesori che mancano, ma coloro che li cercano. La miseria umana è ampiamente diffusa, ma tutti cercano di nasconderla invece di farla venire alla luce, ossia, di diventarne pienamente coscienti; nascondiamo così l’unico tesoro che abbiamo, l’unico che attira irresistibilmente l’altro Tesoro, Colui che è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto (Lc 19, 10); o, con altra immagine: è venuto per Sollevare dalla polvere il debole, dall’immondizia rialzare il povero, per farlo sedere tra i prìncipi, tra i prìncipi del suo popolo (Sal 112, 7-8). Chi si ostina a non voler ammettere di essere caduto nella polvere e nell’immondizia, e quindi di non aver bisogno di un Salvatore, rischia di venire raccolto e buttato via con i pesci cattivi. Riconoscere che siamo perduti, peccatori, infelici, cattivi… ripugna al nostro orgoglio, per questo l’orgoglio è il più grande ostacolo che si frappone fra noi e il Salvatore, e rischia di vanificare il suo desiderio di salvarci tutti. La rete gettata nel mare della vita raccoglie ogni genere di pesci, buoni e cattivi; i cattivi sono coloro che non vogliono riconoscere di essere tali, mentre i buoni, riconoscono di essere cattivi e chiedono aiuto all’Unico che può farli diventare buoni. Poi, alla fine del mondo, gli Angeli avranno il compito di separare i pesci buoni da quelli cattivi, e il luogo dove saranno buttati i pasci cattivi è la fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

Cose nuove e antiche

Terminato il discorso il Signore chiede: Avete compreso tutte queste cose? Come se volesse sottolineare la grande importanza di quanto ha detto. I discepoli rispondono: . Sembra però la risposta di certi alunni che dicono sì, purché la lezione finisca e l’intervallo incominci; oppure la risposta di chi crede di aver capito, ma non si rende conto del molto che rimane ancora da capire. Allora il Signore conclude dicendo che chi ha capito veramente: È simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche. La ricchezza degli insegnamenti del Signore è tale che, oltre le cose antiche, ossia i significati già scoperti e diffusi dai discepoli presenti e passati, è sempre possibile scoprire nelle sue parole nuovi e inattesi significati, perché il suo tesoro è ricco e inesauribile. Un giorno, a uno dei suoi santi il Signore a detto: “Nel vangelo ci sono innumerevoli caverne contenenti tesori ancora da scoprire”.

La Santa Vergine ci aiuti a scoprire i significati inesplorati nelle parole di suo Figlio.

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    Difficoltà  di comprendere un comportamento ingiusto - Ingiustizia che torna a nostro favore - Chi consola questa parabola.

Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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