Meditazioni sul Vangelo

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Med. br65

L’occhio, la trave e la pagliuzza (Lc 6, 39-45)

Un giorno Gesù racconta una parabola, ogni sua parabola è ricca di insegnamenti non sempre facili da cogliere. Quando Gesù ha moltiplicato i pani ne sono avanzati molti, così nelle parabole “avanzano” sempre molti aspetti che non riusciamo a vedere per la debolezza della nostra vista. In questa parabola Gesù dice che sarebbe stolto un cieco che volesse guidare un altro cieco, parla del discepolo che può diventare come il suo maestro, della pagliuzza e della trave nell’occhio, dell’albero buono dai frutti buoni e dell’albero cattivo dai frutti cattivi, del bene o del male che può scaturire dal cuore dell’uomo e infine termina con un detto divenuto proverbiale: la bocca parla della pienezza del cuore.

Potremmo considerare la parabola come un invito a diventare come Gesù, infatti: Ognuno che sia ben preparato, sarà come il suo Maestro; ma com’è il Maestro? È uno che vedendo bene può guidare i ciechi senza farli cadere nel fosso e può togliere le pagliuzze dagli occhi senza fare danni; ma il Maestro non solo vede bene, è anche buono e dal suo cuore trae frutti buoni, ossia parole e opere buone. A questa somiglianza col Maestro dovremmo tendere anche noi, ma per raggiungerla bisogna essere ben preparati; preparati a che cosa? Preparati a vedere bene per non cadere e far cadere nei fossi, vedere bene per non pretendere di togliere la pagliuzza nell’occhio del fratello quando nel nostro c’è ancora una trave, infatti, ben preparati significa soprattutto fare un lungo e faticoso lavoro per togliere la trave che impedisce al nostro occhio di vedere. Ma che cos’è questa trave e come si toglie? Il nostro occhio è accecato quando non sa distinguere il vero dal falso e il bene dal male; quindi, noi togliamo la trave dall’occhio nella misura in cui ci impegniamo seriamente a cercare la verità e il bene in ogni cosa. Più amiamo la verità più saremo abitati dalla Verità e la sapremo distinguere dalla menzogna, più amiamo il bene più diventeremo buoni, più amiamo il bello più diventeremo belli e luminosi, in una parola: assomiglieremo al Maestro e anche dalla nostra bocca usciranno parole vere e buone. Le parole vere e buone sono sempre una benedizione per coloro che cercano la verità e vogliono diventare buoni.

Il lavoro fondamentale per togliere la trave che acceca il nostro occhio è dunque imparare a distinguere il vero dal falso, ma per imparare qualunque cosa dobbiamo frequentare assiduamente un maestro di sicuro valore, quindi, se non stiamo attaccati a Gesù come il ferro alla calamita non impareremo mai a vedere bene. Gesù ha detto: Io sono la Verità (Gv 14, 6), di conseguenza coloro che non amano la verità non amano Gesù, non imparano a distinguere il vero dal falso e il loro occhio rimane accecato da una trave. Dobbiamo allora verificare prima di tutto se c’è in noi un desiderio efficace di cercare la verità e di essere veri; desiderio efficace significa che questo desiderio non deve essere qualcosa di generico o di vago, ma deve determinare in ogni momento le nostre scelte e i nostri comportamenti; la conseguenza pratica sarà un impegno a fuggire come la peste ogni menzogna, ogni ipocrisia, simulazione, doppiezza e ambiguità; significa prendere sul serio Gesù quando dice: Sia il vostro parlare si, si; no, no; il di più viene dal maligno (Mt 5, 37) e ancora: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio (Mt 12, 36) e il giudizio sarà terribile per ogni parola di menzogna.

Nella parabola Gesù fa una considerazione che sembra ovvia, addirittura banale, quando dice: Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. È ovvio che non si vendemmia uva da un rovo, ma l’osservazione ha un senso per tutti quei casi, e sono molti, in cui i rovi spacciano per uva ciò che uva non è; dovremmo allora chiederci: i frutti buoni che ci vengono proposti da ogni parte e in ogni momento, da che albero provengono? È una verifica che siamo chiamati a fare per non correre il rischio di cadere in un fosso, è una verifica a volte molto impegnativa, soprattutto perché la menzogna sempre più abilmente si camuffa per apparire verosimile e plausibile. Accade così che chi non si è a lungo allenato a distinguere il vero dal falso, assomiglia a un cieco guidato da un altro cieco; quest’altro cieco è chi, da una posizione di potere, guida i sottoposti stabilendo arbitrariamente ciò che è bene e ciò che è male, il vero e il falso; i governanti propongono spesso come buoni, frutti che provengono da un albero cattivo; quando i governanti dimenticano Dio e la sua legge sono come alberi cattivi che producono frutti cattivi o come ciechi che guidano altri ciechi.

Altro esempio di cieco che guida un altro cieco è il mondo dell'informazione, che con mezzi potenti oggi guida e forma i pensieri dei popoli, i frutti prodotti da quest'albero sono molto spesso come l'uva che nasce da un rovo, sembra uva bella, ma ciò che viene trasmesso è un surrogato della verità, le notizie sono costruite per avere un aspetto verosimile e plausibile solo per nascondere meglio la menzogna. L'albero è cattivo perché chi governa questi mezzi non ama la verità, non ama Cristo; troppe parole vane, troppo orgoglio, troppa superficialità, troppa voglia di apparire; il risultato è un triste spettacolo in cui folle di ciechi sono guidate verso il precipizio da altri ciechi. L’amore per la verità non è quindi una questione di poco conto, è una questione di libertà o di schiavitù, di vita o di morte, soprattutto nei tempi in cui la menzogna imperversa con un’arroganza e un potere impressionanti. Pascal acutamente osserva: “La verità è oggi tanto offuscata e la menzogna così ben stabilita, che, se non si ama così saldamente la verità non si è in grado di riconoscerla” e don Divo Barsotti afferma: “Il male più grande è la menzogna”. Oggi siamo immersi in questo grande male che cerca di mandare in rovina coloro che non accolgono l’amore della verità per essere salvati (2Ts 2, 10).

Maria, madre della Verità, ci guidi a colui che solo può dissipare le tenebre che accecano il nostro occhio.

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Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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