Meditazioni sul Vangelo

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Med. br143

Un malinteso ricorrente (Mt 16, 21-27)

Gesù rimprovera Pietro

Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto. Da allora si riferisce a quando Pietro aveva confessato: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente (Mt 16, 16). Ma proprio ora che Pietro e i discepoli conoscono un po’ meglio Gesù cadono in un malinteso a proposito della sua missione e del suo essere Figlio di Dio; le aspettative che hanno nei suoi confronti non corrispondono al percorso che Gesù deve compiere sulla terra. È il malinteso ricorrente in cui cadiamo tutti, perché tutti, come Pietro, vorremmo evitare la via della Croce. Il profeta Isaia illustra la radice di tutti i malintesi con queste parole: I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie... Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri (Is 55, 8-9). È per dissipare i malintesi che Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli... Cominciò, ma sarà dura, perché è duro per tutti abbandonare le nostre vie e i nostri pensieri, per camminare sulle vie di Dio e assimilare i suoi pensieri. Ci vorrà del tempo, e Gesù dovrà esercitare molta pazienza, per portare a termine l’impresa di convertire pensieri troppo umani in pensieri secondo Dio.

Le aspettative dei discepoli

Per comprendere le aspettative dei discepoli conviene considerare che, fino a quel momento, Gesù aveva ottenuto un certo successo, il suo insegnamento suscitava ammirazione e i suoi miracoli impressionavano; dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci la gente voleva addirittura farlo re, come non sperare che proprio lui liberasse Israele dalla dominazione romana, risollevasse le sorti della nazione, tanto da far passare Israele da dominato a dominatore? Certe profezie, non autorizzavano forse questa speranza? Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia alleanza; li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saliranno graditi sul mio altare, perché il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli (Is 56, 6-7). Alla fine dei giorni il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e si innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno i popoli (Mi 4, 1).

Pietro allora si sente in dovere di richiamare il Signore e di farlo ragionare secondo il buon senso umano: Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Da notare che a Pietro non passa nemmeno per l’anticamera del cervello di chiedere umilmente spiegazione su quanto Gesù aveva appena detto, ma addirittura: Si mise a rimproverarlo. Risultato: Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Lezione da imparare

Il cardinale Giacomo Biffi osserva: “Beato!, aveva detto Gesù poco prima. Adesso gli dice: Satana! Neppure ai farisei - i tradizionali e più fustigati oppositori del Signore - era mai stata riservata una parola così severa e così amara”. Quindi, un insegnamento per tutti potrebbe essere il seguente: ricevere grandi grazie non è detto che sia una garanzia di chissà quale progresso spirituale; si possono ricevere grandi grazie, ma può mancare ancora molto a una conoscenza profonda del Signore. Pietro, che conosceva Gesù come il Cristo e il Figlio del Dio vivente, in realtà lo conosceva ben poco, perché l’idea di Cristo e Figlio di Dio nella mente di Dio e in quella di Pietro non corrispondevano. O ancora, Pietro sostenuto dalla grazia poteva avere una certa conoscenza di Gesù, ma lasciato alle sue forze ecco che emerge nuovamente la sua povertà, ed è così grande da pretendere di imporre al Signore i suoi corti pensieri. Inoltre, non dobbiamo stupirci se il Signore tratta così severamente Pietro, lo tratta severamente perché lo ama e vuole sradicare i pensieri troppo umani che albergano nel suo cuore. Anche Pietro ama il Signore e ha parlato mosso dall’amore, ma il suo amore, troppo umano, rischia di intralciare il progetto di Dio. Questo è un caso in cui un amore naturale entra in conflitto con un amore soprannaturale, e il loro scontro genera scintille.

Paradossi della vita

Dopo l’iniziativa poco felice di Pietro, il Signore non può che continuare a dissipare i malintesi che si aggirano nelle menti dei discepoli, e lo fa proclamando i paradossi della vita cristiana: Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. È un programma da far tremare i polsi, chi lo può comprendere? Non sembrano proprio dichiarazioni adatte ad attirare le folle; infatti, queste ci sono quando Gesù moltiplica i pani, ma spariscono quando muore in croce. E Gesù lo sa, ma non cambia i suoi piani, rimane vero che: Stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano! (Mt 7, 14).

Rinnegare sé stesso voleva anche dire per Pietro rinunciare all’idea di un Messia trionfante alla maniera umana, ma soprattutto, rinunciare al suo amore naturale per Gesù, quello che gli farà dire: Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai (Mt 26, 33); e anche: Tu non mi laverai i piedi in eterno! (Gv 13, 8), che significa: poiché ti amo non voglio che tu ti umili davanti a me; ma che vuol anche dire: siccome Pietro non è umile, non riesce a capire l’umiltà di Gesù. L’amore troppo umano per Gesù gli farà anche estrarre la spada e, fortunatamente, a Malco riuscirà a tagliare solo l’orecchio: Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco (Gv 18, 10). Il suo amore naturale per Gesù doveva essere sostituito da un amore soprannaturale più pregiato, ma questa sostituzione comportava la morte del suo primo amore.

Ora, nonostante la buona volontà e le migliori buone intenzioni, la realtà come Pietro la comprende e l’amore che ha per Gesù, anche se lui può pensare che sia un grande amore, non basteranno assolutamente quando dovrà attraversare il momento cruciale della storia, ossia lo scontro finale fra la Luce e le Tenebre, fra l’Amore e l’Odio, fra la Verità e la Menzogna, fra l’Orgoglio e l’Umiltà. In quel momento, o si hanno una comprensione e un amore soprannaturali e allora si regge alla maniera di Maria, o di Giovanni, oppure la comprensione e l’amore sono rimasti troppo naturali, e allora si tradisce e si fugge.

Imparare ad amare

Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Rinnegare sé stessi si oppone ad affermare sé stessi, e affermare sé stessi si oppone alla legge dell’amore, per cui si ama quando si afferma l’altro e ci si dimentica di sé, nel Regno dell’amore diremo gli uni agli altri: “Sei tu che conti e non io”, tutti glorificheremo i fratelli perché tutti avremo imparato a rinnegare noi stessi, avendo perso la nostra vita la troveremo arricchita al di là di ogni desiderio e di ogni immaginazione. Ma il percorso è lungo e le purificazioni da subire non sono indolori. Chi volesse approfondire cosa comporta un processo di purificazione, quanto è complesso, e quanto è un’opera che Dio solo può compiere, e come la collaborazione migliore che possiamo offrire è di essere docili nelle sue mani, può trovare nelle opere di San Giovanni della Croce tutto ciò che è utile sapere in questa materia.

Purtroppo, il veleno, l’insidia, o l’illusione, che rischiano di intossicarci, è seguire Gesù prendendolo a pretesto per affermare noi stessi, e questo può accadere quasi insensibilmente; lo dimostra il triste spettacolo a cui assistiamo continuamente. Dai semplici fedeli ai più alti prelati, agli intellettuali, ai professori, a chi ha cariche importati… quanti! prendono a pretesto il loro ministero, la teologia, le scienze bibliche, il loro acume, la loro ironia, la loro fede o le loro opere… e li fanno servire alla propria affermazione, o come dice in modo insuperabile Gesù: Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini (Mt 23, 5), e sono opere di religione. Partiamo con le migliori intenzioni di servire il Signore, poi, a poco a poco, anche nelle opere migliori, s’insinua un segreto desiderio di affermare noi stessi.

San Paolo con vigore e con altre parole denuncia lo stesso pericolo: Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova (1Cor 13, 1-3). Ma nessuno può avere la carità se non rinnega sé stesso.

Perdere la propria vita per salvarla

Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Gesù insiste a evidenziare e sviluppare i paradossi della vita; nessuno può sfuggire a queste leggi, tutti ci troviamo impegnati a operare su un fronte o sull’altro del paradosso. Se non rinneghiamo noi stessi vuol dire che siamo impegnati ad affermare noi stessi, ma affermare noi stessi significa cercare la vita secondo una nostra idea di vita, il che equivale a fare di tutto per salvarla dai guai, dall’insignificanza, dal non senso, dalla noia, dalla morte, ma per quanto facciamo, anche se riuscissimo a guadagnare il mondo intero, non riusciremmo a salvare un bel niente, perché niente veramente ci basta ed è certo che la morte ci vincerà. Chi vuole da sé salvare la propria vita e non vuole rinnegare sé stesso, scende lungo un pendio che conduce a un egoismo sempre più grande, sempre più crudele, che rischia di terminare nel rifiuto di Dio e nell’adorazione di sé o del demonio.

Allora Gesù ci dice che sarebbe molto più saggio rinunciare alle nostre idee sulla vita e sulla felicità, per mettersi alla sua scuola e aderire al suo progetto. È vero che se rinunciamo ai nostri progetti e alle nostre idee, soprattutto a certe idee a cui siamo molto attaccati, abbiamo l’impressione di perdere la vita e di rinnegare tutto ciò che abbiamo costruito, ma Gesù ci assicura che l’unico modo per trovare la vita è perderla per causa sua. Dobbiamo decidere chi ha ragione: noi, o lui. Chi è più credibile? Gesù che è risorto dai morti, o noi i cui giudizi sono spesso incerti anche su questioni di poco conto; come possiamo pretendere di aver ragione sulle grandi questioni?

Ciò che accadrà alla fine

Per aiutarci a riflettere, il Signore ci propone di considerare ciò che accadrà inevitabilmente alla fine; e questo è un ottimo esercizio, perché ragionare a breve termine è utile per risolvere i problemi del momento, ma ragionare a lungo termine - e non c’è più lungo termine della fine del mondo -, è sommamente utile per risolvere il problema del nostro destino eterno; allora il Signore autorevolmente afferma che: Il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni. Se questo non fosse vero la nostra vita non avrebbe alcun senso, infatti, che senso avrebbe comportarsi bene o male, essere giusti o ingiusti, buoni o cattivi, generosi o tirchi, lavoratori o fannulloni, veritieri o mentitori… se poi un giorno non ci sarà un giudizio certo, giusto e inappellabile sui nostri comportamenti? Tutto sarebbe indifferente e di conseguenza tutto sarebbe senza senso. Invece, proprio Gesù, Salvatore e Giudice, ci salva dal non senso, e non è poca cosa.

Che la Santa Vergine ci aiuti a convertire i nostri pensieri, perché siano in accordo con quelli di suo Figlio.

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  • Ultimo aggiornamento 09-01-2024

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  • Il perdono che non può essere concesso (Gv 20, 22-23)

    A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi - che cos'è il peccato? - scoperta di alcuni paradossi - l'abominio del peccato originale - l’appuntamento a cui non possiamo mancare

  • La parabola dei talenti (Mt 25, 13-30 || Lc 19, 11-28) - IIa parte

    Il bisogno di amare - poco e molto, storia in due tempi - le paure del servo malvagio - l’oscuramento della ragione - Dio non ci chiede più di quanto possiamo dare - chi è umile accetta di farsi aiutare - la possibilità della perdizione - tentativo di riflessione sull’inferno - come evitare la perdizione

  • La parabola dei talenti (Mt 25, 13-30 || Lc 19, 11-28) - Ia parte

    Un compito difficile - Ciò che non vorremmo sentire - Il rischio di un malinteso - Cosa si aspetta il padrone dai suoi servi - Il problema del vero bene dell’uomo - Prima il poco, poi il molto

  • La parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro

    Cristo giudica il ricco malvagio - Un caso di impenitenza finale - Esame dei sentimenti del ricco - Il pensiero di Santa Caterina da Siena - La parabola nell’opera di Maria Valtorta - Più di un morto che risuscita...

  • Le riche épulon et le pauvre Lazare

    Le Christ juge le mauvais riche - Un cas d’impénitence finale - Examen des sentiments du riche - La pensée de Sainte Catherine de Sienne - La parabole dans l'œuvre de Maria Valtorta - Plus qu’un mort qui ressuscite...

  • Come mai questo tempo non sapete valutarlo?

    Difficoltà di valutare il senso del tempo - Un compito troppo difficile - L’invito inascoltato - L’inevitabile combattimento.

  • Aprì loro la mente per comprendere le scritture

    Non è così facile comprendere le Scritture - Il centro delle Scritture - Un progetto singolare - Non è una questione di belle parole.

  • Il fico maledetto

    Come gli antichi profeti - L'osservazione di Marco - Senza vie di scampo - L'attacco - Il contrattacco - Sacerdoti, scribi e noi.

  • Gesù esamina Pietro sull'amore

    Le domande di Gesù - Le risposte di Pietro - Pietro abbandonato dal Signore - Nato per fare il capo - Teresina di Lisieux e don Divo Barsotti.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 2

    Il re cerca altri commensali - Un invito accolto con poco entusiasmo - Situazioni impossibili - Due volte indegni - Un pericolo mortale.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 1

    Un racconto paradossale e drammatico - Ci bastano le feste umane - Come si uccidono i messaggeri di Dio - Apparente ingiustizia.

  • Quando Dio resiste alla preghiera ... (Lc 11, 5-13)

    Non ho nulla da offrirgli - Un singolare amico - Non conosciamo noi stessi - Fatti per un altro mondo ...

  • La parabola degli operai nella vigna (Mt 20, 1-16)

    Difficoltà  di comprendere un comportamento ingiusto - Ingiustizia che torna a nostro favore - Chi consola questa parabola.

Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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