Meditazioni sul Vangelo

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Med. br59

Le nozze di Cana (Gv 2, 1-11)

Secondo l’evangelista Giovanni, durante una festa di nozze a Cana di Galilea Gesù compie il suo primo miracolo, manifesta la sua gloria e i suoi discepoli credono in lui. A proposito dei miracoli Giovanni invita ad andare oltre il loro aspetto spettacolare, invita a considerarli piuttosto come “segni” di un mistero. I miracoli di Gesù, per quanto possano impressionare e stupire gli uomini, devono orientare verso qualcosa di molto più grande e sublime; la trasformazione di circa seicento litri d’acqua in vino pregiato, è il segno di qualche altra trasformazione, è il segno di qualcosa che non è possibile agli uomini, ma non è impossibile a Dio; questo qualcosa deve avere una relazione con il progetto di Dio e la missione di Gesù.

Per cercare di capire conviene considerare come “segno” non solo la trasformazione dell’acqua in vino, ma l’intera festa di nozze. A Cana la festa rischia di finire male, perché a livello materiale viene a mancare un elemento essenziale alla festa, ossia il vino, quindi, se Maria non avesse vigilato e Gesù non fosse intervenuto, la festa sarebbe terminata nella tristezza, nella delusione, nella vergogna. È interessante notare che quasi nessuno si accorge di questo pericolo se non Maria e Gesù, ma Gesù interviene e salva dal fallimento la festa più bella che l’uomo possa desiderare. Gesù si manifesta così come salvatore della festa dell’amore per eccellenza.

Ora, la festa dell’amore a cui ognuno di noi è invitato, è lo sposalizio fra Dio e la nostra anima, ma questo sposalizio, desiderato più da Dio che da noi, rischia di finire male per mancanza di vino, ossia per mancanza di un’adeguata risposta d’amore all’amore incandescente di Dio per noi. L’amore si paga con l’amore, ma il nostro amore rispetto a quello di Dio assomiglia all’acqua che i servi sono invitai a versare nelle giare. Per riempire sei giare di pietra con circa seicento litri d’acqua ci vuole del tempo e una certa fatica, inoltre, i servi non capiscono neanche bene il senso dell’operazione; se non ci fosse Maria a garantire che comunque l’operazione ha un senso, i servi verrebbero forse meno nel loro compito. Anche il nostro amore per Dio è insipido come l’acqua, tuttavia Gesù ci invita ad accumulare, senza stancarci, atti di amore insipido fino a riempire completamente le giare, ossia fino a quando lui dirà basta e trasformerà questo amore insipido in amore pregiato, salvando così la nostra festa di nozze con Dio che, altrimenti, finirebbe male.

Ma cosa sono questi atti di amore insipido che dobbiamo accumulare? Sono tutti quei piccoli atti d’amore che compiamo per Dio solo senza alcuna nostra soddisfazione, ad esempio: pregare quando non ne abbiamo né gusto né voglia, andare alla Messa quando preferiremmo fare altro, mortificare la gola, evitare le parole vane, mortificare un desiderio che vorremmo subito soddisfare, sopportare gli sgarbi e le offese, perdonare gli sgarbi e le offese, perseverare a fare il bene anche quando siamo stanchi e non ne possiamo più, combattere lo scoraggiamento, in una parola, fare quanti più possibili “fioretti” per amore di Gesù. A volte potremmo avere l’impressione che i nostri sforzi non abbiano molto senso, in questi casi ricordiamoci le parole di Maria a Cana: Qualsiasi cosa vi dica, fatela; dice così proprio perché le richieste di Dio sono per noi spesso incomprensibili, ma lei ci garantisce che quanto a noi sembra senza senso, suo Figlio lo trasformerà un giorno in vino pregiato; il vino buono arriva alla fine perché possiamo inebriarci di Dio, allora risponderemo con un amore incandescente a un amore incandescente, e la festa di nozze riuscirà.

Il profeta già lo annuncia: Sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore indicherà. Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te (Is 62, 1-5).

Sia ringraziata Maria per tutte le grazie che abbiamo ricevuto per la sua bontà preveniente.

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Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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