Meditazioni sul Vangelo

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Med. br64

La carità fraterna (Lc 6, 27-38)

Un giorno Gesù dice ai suoi discepoli come vuole che si comportino nelle relazioni con il prossimo. L’inizio del discorso è singolare e il seguito è scioccante, inizia così: A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici... Le prime parole sembrano sottintendere che lui parlava a tutti, ma pochi lo ascoltavano e ancora meno lo capivano. Lungo i secoli le cose non sono migliorate e ai nostri giorni non possiamo certo dire che le parole di Gesù siano ascoltate e comprese dalle folle.

Anche noi, a proposito delle relazioni umane, non ascoltiamo né ciò che dice la Scrittura, né ciò che dice la realtà, non abbiamo il coraggio di essere lucidi sullo stato in cui si trova il nostro cuore e il cuore dei fratelli; vorremmo che le relazioni umane funzionassero bene in modo naturale, e siano in sé gratificanti senza bisogno di altro; invece, senza molta prudenza, rispetto per il mistero dell’altro e un grande lavoro della grazia unità alla nostra buona volontà, più che relazioni generiamo tensioni, incomprensioni e conflitti. Il dato di fatto, di cui siamo scarsamente consapevoli perché poco vi pensiamo e spesso lo rimuoviamo, è che tutti soffriamo le conseguenze del peccato originale e, a causa di quel peccato, il nostro cuore è ferito e malato, non possiamo quindi pretendere che un cuore infermo funzioni come un cuore sano, non possiamo pretendere che le nostre relazioni non risentano delle nostre ferite, delle nostre febbri, della nostra infelicità e dell’estrema debolezza delle nostre forze. Noi ostinatamente ci illudiamo sullo stato delle relazioni umane, vorremmo che ogni relazione sia tonificante e gratificante, ma non è così se non in rari casi in cui il Signore ci fa vedere come sarebbe bello che fossero tutte le relazioni; ordinariamente però, gli altri ci feriscono e noi feriamo a nostra volta. Ecco perché Gesù dà, a chi lo vuole ascoltare, le indicazioni necessarie per non peggiorare una situazione obbiettivamente desolante.

Amate i vostri nemici e quanto segue suppone una visione delle relazioni umane come in realtà sono e non secondo i nostri ingenui desideri; infatti, Gesù dà delle indicazioni che richiedono un certo eroismo in chi le vuole praticare: Fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Dà a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non richiederle indietro. E come volete gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro... fate del bene senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo.

Nel quadro dipinto da Gesù non c’è una sola relazione che sia gratificante. Eppure, il frutto proprio di una relazione d’amore dovrebbe essere gioia, pace, espansione di vita, comunione, intimità, arricchimento reciproco... anche il salmo 132 canta: Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme! Sì, ma così per lo più non è: sia perché il nostro cuore è malato, sia per le interferenze del demonio; non tener presenti questi due fattori è mancanza di realismo e non contribuisce a migliorare le relazioni, anzi, le peggiora perché dispensa dall’esercitare la prudenza necessaria quando trattiamo col prossimo. Il padre Molinié riassume bene la situazione: “Noi non ci amiamo gli uni gli altri, perché abbiamo paura gli uni degli altri, e abbiamo paura gli uni degli altri perché non ci amiamo... l’amore del prossimo non dà la felicità, ma suppone che uno ce l’abbia e voglia comunicarla”. Allora, non rimane che affrontare realisticamente la situazione secondo le indicazioni di Gesù, il che significa disporsi ad amare in pura perdita, senza sperarne nulla; la cosa non è possibile senza il soccorso della grazia, ossia senza la preghiera e i sacramenti. L’amore si paga con l’amore, quindi, tutte le volte che in risposta a un atto di amore riceviamo in cambio indifferenza, incomprensione, ostilità, non amore... incontriamo un nemico che ci ferisce, quel nemico dobbiamo amare, per quel nemico dobbiamo pregare. A quanti comprendono almeno un po’ la situazione e accettano di faticare in questo duro lavoro, l’Altissimo non mancherà di dare una grande ricompensa.

Maria, madre misericordiosa, ci aiuti a comprendere e a praticare le indicazioni di suo Figlio.

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Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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