Meditazioni sul Vangelo

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Med. br15

Credenti o creduloni?...

Dato che i cristiani credono a delle cose folli, a delle cose dell’altro mondo, si è tentati di giudicarli come creduloni. Dobbiamo allora chiederci che differenza c’è fra un credente e un credulone. Intanto bisogna dire che l’atto di fede è un fatto inevitabile e quotidiano; nessuno di noi infatti è in grado di dominare con la sua ragione fatti, eventi, enigmi che ci sconcertano e ci interpellano suscitando interrogativi a cui non è facile rispondere. È inevitabile allora la scelta fra credere o non credere a ciò che altri dicono su ciò che noi non conosciamo. E a volte bisogna scegliere non solo se credere o non credere, ma se credere a chi dice una cosa e chi ne dice un’altra. La scelta poi diventa particolarmente grave e vitale quando si tratta di cose che riguardano il senso della nostra vita e il suo fine ultimo. In questo caso, credere o non credere, credere a ciò che dicono gli uni o a ciò che dicono gli altri, è una questione di vita o di morte.

Ora, per effettuare questa scelta, il credente utilizza correttamente e a fondo la ragione, il credulone invece mostra sia una scarsa sensibilità nel cogliere gli aspetti paradossali e sorprendenti che si incontrano nella vita, sia uno scarso impegno nell’inevitabile fatica che comporta il discernere se è credibile oppure no chi propone qualcosa da credere. Per imparare a fare questa distinzione, oltre al corretto esercizio della ragione, è decisivo diventare noi stessi credibili. L’impegno per diventare credibili e l’attitudine interiore che questo comporta, ossia l’amore per la verità e l’orrore per ogni forma di menzogna, di ipocrisia o di simulazione, permette di riconoscere per simpatia, per connaturalità, tutti coloro che posseggono la medesima attitudine.

Chi è abituato a mentire, pensa che tutti più o meno mentano, e gli è difficile pensare che ci sia qualcuno che dice solo la verità, proprio perché giudica gli altri a partire da ciò che vede in se, ossia l'esercizio frequente della menzogna. Chi invece è abituato a cercare e a dire solo la verità, riesce in qualche modo a capire e intuire quando qualcuno dice il vero oppure mente, perché riconosce o non riconosce nell’altro la sua stessa attitudine. L’amore e l’impegno nel cercare in ogni cosa la verità, fanno del credente una persona credibile, affidabile, umile, molto più incline a tacere che a parlare. Difficilmente si potranno trovare questi tratti in un credulone. Questo permette anche di giudicare l’albero dai frutti: quando vediamo delle persone credibili e affidabili, sarebbe stolto dire che sono dei creduloni e disprezzare le cose in cui credono. Chi avesse difficoltà a trovare tali persone, cerchi dalla parte dei santi e troverà ciò che di più bello può sorgere dalla terra.

Per completare il discorso è bene osservare che la crescita nella capacità di discernere fra il vero e il falso, fra chi è credibile e chi non lo è, dipende sia dal nostro impegno nella ricerca della Verità, sia dalla grazia che il Signore concede in risposta al nostro impegno. La prima grazia la riceviamo dal Signore ed è il desiderio naturale che tutti abbiamo di conoscere la Verità, nessuno desidera naturalmente l'errore o essere ingannato, ma questo talento naturale non tutti lo trafficano con uguale impegno e costanza, purtroppo, troppi lo trascurano e lo sotterrano. Amare o non amare la Verità non è indifferente, perché se "non accogliamo l'amore della verità per essere salvi" ciò che ci attende è la rovina (Cf. 2Ts 10).

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Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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