Meditazioni sul Vangelo

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Cristo crocifisso e risorto (Mt 26, 14-27, 66)

Cristo crocifisso e risorto

San Paolo nella lettera agli Efesini parla di un mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, questo mistero era nascosto anche agli Angeli, ma ora, per mezzo della Chiesa, è manifestato nel cielo… ai Principati e alle Potestà - ossia ai cori Angelici -, e riguarda un disegno eterno che ha al centro Cristo Gesù nostro Signore (Cfr. Ef 3, 9-11). Alcuni teologi hanno ipotizzato che l’accettazione da parte degli Angeli di questo mistero nascosto sia stato un aspetto della prova a loro riservata; coloro che non hanno accettato di aderire, senza vedere, al mistero nascosto, sono diventati demoni, coloro che vi hanno aderito sono entrati nell’intimità di Dio, ossia nella Gloria. Ogni prova a cui sono sottoposti gli esseri intelligenti, comporta sempre un atto di fiducia nelle parole di Dio; quando Dio propone alla creatura qualcosa di incomprensibile, propone appunto, un mistero nascosto.

Il disegno eterno

Sempre San Paolo nella prima lettera ai cristiani di Corinto solennemente dichiara: Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso (1Cor 2, 2). Possiamo considerare questa affermazione come un riflesso del pensiero di Dio, il quale, al centro del suo disegno eterno non ha voluto altro se non Gesù Cristo, e questi, crocifisso e risorto. Tutti i vangeli e la prima predicazione della Chiesa convergono verso questo centro: Gesù Cristo crocifisso e risorto. Allora, il cardinale Giacomo Biffi acutamente osserva che, se al termine e al centro della rivelazione e della storia c’è Gesù Cristo crocifisso e risorto, è perché fin dal principio è stato voluto Gesù crocifisso e risorto. Quindi, prima di dare l’esistenza a ogni cosa, il disegno di Dio prevedeva la Passione, morte e risurrezione di Gesù. Secondo l’ipotesi sopra accennata, quando Dio, a grandi linee, ha proposto questo disegno agli Angeli, che comportava la loro sottomissione a un Uomo-Dio, nato da una Vergine destinata a essere la Regina del cielo, alcuni hanno detto di sì, altri di no; alcuni hanno trovato il disegno troppo umiliante per poterlo accettare. L’accanimento del demonio contro Cristo, i cristiani e la Vergine Maria, è un fatto che rende plausibile l’ipotesi.

Ma Cristo crocifisso e risorto suppone l’uomo peccatore, in pericolo di morte e bisognoso di salvezza, quindi, anche il peccato dell’uomo era previsto nel disegno eterno. Sant’Ambrogio nel commento ai sei giorni della creazione ci sorprende con un pensiero singolare: “Dio ha fatto l'uomo e allora si è riposato, avendo uno cui potesse perdonare i peccati”, come se il peccato fosse qualcosa di necessario al piano di Dio. Questo pensiero non è estraneo alla liturgia della veglia pasquale nella quale si canta: “Esulti il coro degli Angeli, esulti l'assemblea celeste, un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto… Davvero era necessario il peccato di Adamo, che è stato distrutto con la morte del Cristo. ‘Felice colpa’, che ‘meritò’ di vedere un così grande redentore!…”. Anche gli Angeli sono invitati a esultare perché, ora, possono vedere che il disegno eterno è anche per loro motivo di giubilo. Tutto accade come se questo disegno eterno fosse in funzione della massima manifestazione dell’amore di Dio verso le sue creature, ma questo non poteva avvenire se non con un amore per delle creature che giungono all’orrore estremo di uccidere il loro Creatore. Il massimo orrore è allora utilizzato da Dio per generare la massima bellezza del Cristo Redentore, per questo la Chiesa canta: “Felice colpa’, che ‘meritò’ di vedere un così grande redentore!”.

L’atto di fede

Veramente i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri, le sue vie non sono le nostre vie (Cfr. Is 55, 8-9). Un disegno eterno che prevede anche l’orrore non lo comprendiamo, ne preferiremmo un altro, ma anche un altro disegno non lo comprenderemmo, in ogni casso Dio ci chiede un atto di fede nella bontà della sua opera; dobbiamo decidere se fidarci di Dio anche se non abbiamo voglia di passare per le sue vie. La decisione è necessariamente tribolata e in bilico fra l’accettazione e il rifiuto, ma proprio per questo è meritoria e costituisce il dono che noi, faticosamente, col sudore della fronte, facciamo a Dio. Se fosse facile credere non avremmo nessun merito e Dio, che vuole per noi un grande premio, non ce lo potrebbe dare; il premio sarà poi tanto più grande quanto più ci è costato credere quando tutto ci portava a dire: “Se succedono certe cose, Dio non esiste”, oppure: “Dio nessuno lo ha mai visto”, “Dio non è poi così buono”, “Se permette certe tribolazioni è perché non mi ama”, “Un dolore così grande è troppo per le mie forze”, “Questa cosa è incomprensibile e impossibile”, “Tutto è assurdo e senza senso”…

La prova più dura della fede è quando il male imperversa e ci affligge con una forza insospettata: quando nella storia, personale o del mondo, è l’ora, e l'impero delle tenebre (Lc 22, 53). Gesù ha attraversato per noi quest’ora, ha sudato sangue, è stato tentato dalla disperazione, ha avuto paura, e ha chiesto se era possibile evitare di bere un calice così amaro. Ma questa estrema macerazione preparava la gloria della risurrezione, come il chicco di grano che cade in terra e muore per poi risorgere nella spiga. Queste sono parole facili a dirsi, ma attraversare le tenebre è tutta un’altra cosa. Lo prova quanto è successo agli amici più intimi di Gesù. Pietro, Giacomo e Giovanni non riescono a vegliare con lui nemmeno un’ora, nonostante li avesse supplicati di vegliare, perché: La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me. È come se l’ora delle tenebre fosse un peso troppo grande per dei poveri uomini, i quali, quando le tenebre diventano reali, fuggono: Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.

L’agonia di Gesù

Uno dei motivi per cui Gesù suda sangue è la lacerazione provocata da una doppia visione: da un lato vede la bellezza della vita nel suo Regno, la bellezza di ciò che Dio ha preparato per coloro che lo amano, e dall’altro vede che gli uomini rifiutano di prendere la via che conduce al Regno, disprezzano il dono di Dio (Gv 4, 10), e si lasciano sedurre dal Maligno che li inganna con falsi miraggi di vita e di gloria; vede inoltre che per molti la sua agonia e la sua morte non gioveranno. È incredibile come Gesù abbia potuto affrontare il sinedrio, Pilato, la flagellazione e il Calvario dopo l’angoscia del Getsemani; anche questa è una prova della sua divinità.

Uno dei peccati che offendono maggiormente Dio nel suo amore, è quando gli uomini credono alle parole del Demonio perché le ritengono più veritiere di quelle di Dio; è un abominio simile a quello di una moglie che tradisce il marito. Dall’inizio alla fine del mondo il Seduttore promette: “Non morirete affatto, anzi! (Gn 3, 4-5) Credete a me e avrete la vita, credete a me e diventerete come Dio”. Troppi uomini gli credono. Allora Gesù, per riparare la disubbidienza degli uomini, la loro colpevole mancanza di fede e per strapparli alle seduzioni del Maligno, offre al Padre suo un’obbedienza e una fiducia eroici, e a noi lo spettacolo del suo amore crocifisso. Si fida e ubbidisce anche quando l’ubbidienza comporta la tortura e la morte; anche quando viene ingiustamente trattato come l’uomo più peccatore e colpevole del mondo, e in effetti, tutto il peccato del mondo grava su di lui, lo schiaccia e lo uccide. Ma da questo incredibile orrore scaturisce anche una luce di una bellezza incomparabile, la bellezza dell’Amore crocifisso: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno… Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito. Bellezza che sconvolge e converte anche criminali e uomini d’armi abituati alla crudeltà e alla morte: Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno… In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso (Lc 23, 42). Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!». Ciò che è accaduto al buon ladrone e al centurione continuerà ad accadere fino alla fine dei secoli. Questa bellezza, che i nostri occhi ottenebrati stentano a riconoscere, perché non la possono riconoscere senza un’illuminazione dall’alto, è forse uno dei motivi per cui valeva la pena creare e imbastire una storia di cui capiremo bene le ragioni solo nella visione faccia a faccia.

Maria torturata quanto il Figlio

Anche Maria emana la bellezza dell’Amore crocifisso, lei non è stata torturata meno di suo Figlio, perché l’amore che indissolubilmente li univa, versava le sofferenze del Figlio nel cuore della Madre e quelle della Madre nel cuore del Figlio, creando una spirale amorosa e dolorosa destinata a risolversi nella gloria della risurrezione. Nessuno come lei ha partecipato così intimamente, dall’inizio alla fine, al Mistero della Redenzione, è quindi giusto che le sia attribuito il titolo di Corredentrice. L’amore crocifisso di Gesù e Maria genera poi una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello» (Ap 7, 9-10). Quando anche noi staremo in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, allora: Ogni cosa sarà riconosciuta buona (Sir 39, 34).

La Santa Vergine ci tenga stretti accanto a lei nell’ora delle tenebre, e nell’ora della nostra morte.

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  • Ultimo aggiornamento 09-01-2024

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  • Il perdono che non può essere concesso (Gv 20, 22-23)

    A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi - che cos'è il peccato? - scoperta di alcuni paradossi - l'abominio del peccato originale - l’appuntamento a cui non possiamo mancare

  • La parabola dei talenti (Mt 25, 13-30 || Lc 19, 11-28) - IIa parte

    Il bisogno di amare - poco e molto, storia in due tempi - le paure del servo malvagio - l’oscuramento della ragione - Dio non ci chiede più di quanto possiamo dare - chi è umile accetta di farsi aiutare - la possibilità della perdizione - tentativo di riflessione sull’inferno - come evitare la perdizione

  • La parabola dei talenti (Mt 25, 13-30 || Lc 19, 11-28) - Ia parte

    Un compito difficile - Ciò che non vorremmo sentire - Il rischio di un malinteso - Cosa si aspetta il padrone dai suoi servi - Il problema del vero bene dell’uomo - Prima il poco, poi il molto

  • La parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro

    Cristo giudica il ricco malvagio - Un caso di impenitenza finale - Esame dei sentimenti del ricco - Il pensiero di Santa Caterina da Siena - La parabola nell’opera di Maria Valtorta - Più di un morto che risuscita...

  • Le riche épulon et le pauvre Lazare

    Le Christ juge le mauvais riche - Un cas d’impénitence finale - Examen des sentiments du riche - La pensée de Sainte Catherine de Sienne - La parabole dans l'œuvre de Maria Valtorta - Plus qu’un mort qui ressuscite...

  • Come mai questo tempo non sapete valutarlo?

    Difficoltà di valutare il senso del tempo - Un compito troppo difficile - L’invito inascoltato - L’inevitabile combattimento.

  • Aprì loro la mente per comprendere le scritture

    Non è così facile comprendere le Scritture - Il centro delle Scritture - Un progetto singolare - Non è una questione di belle parole.

  • Il fico maledetto

    Come gli antichi profeti - L'osservazione di Marco - Senza vie di scampo - L'attacco - Il contrattacco - Sacerdoti, scribi e noi.

  • Gesù esamina Pietro sull'amore

    Le domande di Gesù - Le risposte di Pietro - Pietro abbandonato dal Signore - Nato per fare il capo - Teresina di Lisieux e don Divo Barsotti.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 2

    Il re cerca altri commensali - Un invito accolto con poco entusiasmo - Situazioni impossibili - Due volte indegni - Un pericolo mortale.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 1

    Un racconto paradossale e drammatico - Ci bastano le feste umane - Come si uccidono i messaggeri di Dio - Apparente ingiustizia.

  • Quando Dio resiste alla preghiera ... (Lc 11, 5-13)

    Non ho nulla da offrirgli - Un singolare amico - Non conosciamo noi stessi - Fatti per un altro mondo ...

  • La parabola degli operai nella vigna (Mt 20, 1-16)

    Difficoltà  di comprendere un comportamento ingiusto - Ingiustizia che torna a nostro favore - Chi consola questa parabola.

Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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