Meditazioni sul Vangelo

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Med. br39

Osservare le regole per nascondere scomode verità

Il progresso spirituale dell’uomo comporta il riconoscimento di alcune scomode verità; ad esempio: che l’uomo è infelice, che l’uomo è anche cattivo, che non ama molto il suo Dio, non ama molto il prossimo e non ama bene neanche sé stesso... Ciò che nelle profondità dell’anima soffoca e opprime quanto Dio ha fatto puro e splendente come un diamante, è piuttosto spiacevole da guardare e fa soffrire, allora cerchiamo mille espedienti per nascondere la realtà; ingannando noi stessi e gli altri diciamo: “Non è vero che sono infelice, non è vero che sono cattivo, non è vero che non amo Dio”.

I farisei, con l’osservanza scrupolosa di regole puramente esteriori, cercano di nascondere quanto non hanno il coraggio di ammettere, cercano di proteggersi da una realtà che li condanna, ecco allora che non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani… senza aver fatto le abluzioni… e osservano per tradizione… lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti… Lavano l’esterno per non ammettere di essere sporchi all’interno. Vogliono apparire giusti per farsi ammirare dagli uomini e dicono: “Vedete come siamo puri, come siamo santi, come osserviamo la legge, come amiamo Dio!”. Ma Dio non s’inganna, lui sa distinguere senza incertezze di giudizio ciò che è autentico da ciò che non lo è; in sua presenza devono cadere le maschere e il suo giudizio è inappellabile: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me.

Il lievito dei farisei non si è esaurito con la morte dei farisei, sempre gli uomini cercano di nascondere ciò che li inquieta e combattono aspramente chi denuncia i loro disordini, le loro menzogne, le loro ipocrisie; pochi vogliono cercare le cause dei loro mali, troppi si accontentano di curare malamente i sintomi; chi detiene il potere tende a moltiplicare le “regole” imponendo pesi insopportabili sulle spalle dei deboli, ma quei pesi loro non li toccano nemmeno con un dito (Lc 11, 46).

Perché i tuoi discepoli non si lavano le mani, ma prendono cibo con mani impure? La sfida contro Gesù continua implacabile, e continuerà fino all’ultimo sangue. In fondo la posta in gioco è la scelta del salvatore: “Ci salveranno le nostre regole e le nostre terapie o Gesù?”. Quando si segue Gesù prima o poi bisogna affrontare un momento critico, perché lui, che è Luce del mondo e medico dell’uomo, vorrà guardare anche lì dove noi non vorremmo e, per poterle guarire, scoprirà le piaghe più ripugnati; starà a noi accogliere o respingere la terapia prevista; se l’accoglieremo soffriremo e guariremo, se non l’accoglieremo, sul momento non soffriremo, ma la malattia si aggraverà.

Anche nella nostra anima possiamo trovare, in misura maggiore o minore, ciò che la rende impura, perché dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo (Mc 7, 1-23). Se poi diciamo che non vediamo affatto in noi tutte queste cose cattive, può voler dire che già siamo stati guariti, ma verosimilmente le ragioni sono altre: forse ci siamo allontanati così tanto dalla luce da vivere nelle tenebre senza nemmeno accorgercene, oppure perché Gesù, vedendoci troppo deboli, ritiene che non sia ancora il momento di fare certe operazioni. Ad esempio, è difficile che qualcuno riconosca la stoltezza dei suoi comportamenti. Eppure, oggi è ampiamente diffusa la somma stoltezza di vivere come se Dio non ci fosse, e per questa stoltezza l’umanità è sempre più oppressa da orribili mali. Questa stoltezza non è solo dei non credenti, infatti, più lasciamo agire in noi la luce di Cristo, più ci rendiamo conto che la nostra fede è più piccola di un granello di senape (Lc 17, 6); anche noi, spesso, stoltamente viviamo come se Dio non ci fosse, stoltamente ci impegniamo poco a cercare il suo volto, stoltamente contestiamo la sua volontà, stoltamente non ci fidiamo di chi ci vuole bene.

A proposito dell’amore fraterno, rischiamo molto di ingannare noi stessi e il prossimo, infatti, se non ostacoleremo troppo l’azione del Signore, dovremo riconoscere che i nostri atti esterni di amore non corrispondono sempre a una vera benevolenza verso i fratelli, soprattutto verso certi fratelli; lasciamo loro credere che li amiamo, ma non li amiamo veramente; oscuramente loro lo sentono e soffrono, e quando non siamo amati anche noi lo sentiamo e soffriamo. Il padre Molinié illustra bene la situazione: “Noi non ci amiamo gli uni gli altri perché abbiamo paura gli uni degli altri, e abbiamo paura gli uni degli altri perché non ci amiamo”. Dovremmo avere il coraggio di riconoscere le nostre piaghe e lasciare libero Gesù di guarirle come meglio crede, altrimenti il nostro male rimane.

Che la Santa Vergine sia sempre al nostro fianco quando il divino chirurgo vorrà operare.

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Meditazioni  Info
  • Ultimo aggiornamento 09-01-2024

    Meditazione sul libro di Giobbe (Capitoli: 1-42)

    La santità di Giobbe - Un principio di giustizia violato - Le due fasi della prova di Giobbe - La protesta di Giobbe - Gli amici di Giobbe - L’inizio di una disputa infuocata - La paura di Dio - Come può essere giusto un uomo davanti a Dio? - Giobbe fa saltare i nervi ai suoi amici ...

  • Il perdono che non può essere concesso (Gv 20, 22-23)

    A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi - che cos'è il peccato? - scoperta di alcuni paradossi - l'abominio del peccato originale - l’appuntamento a cui non possiamo mancare

  • La parabola dei talenti (Mt 25, 13-30 || Lc 19, 11-28) - IIa parte

    Il bisogno di amare - poco e molto, storia in due tempi - le paure del servo malvagio - l’oscuramento della ragione - Dio non ci chiede più di quanto possiamo dare - chi è umile accetta di farsi aiutare - la possibilità della perdizione - tentativo di riflessione sull’inferno - come evitare la perdizione

  • La parabola dei talenti (Mt 25, 13-30 || Lc 19, 11-28) - Ia parte

    Un compito difficile - Ciò che non vorremmo sentire - Il rischio di un malinteso - Cosa si aspetta il padrone dai suoi servi - Il problema del vero bene dell’uomo - Prima il poco, poi il molto

  • La parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro

    Cristo giudica il ricco malvagio - Un caso di impenitenza finale - Esame dei sentimenti del ricco - Il pensiero di Santa Caterina da Siena - La parabola nell’opera di Maria Valtorta - Più di un morto che risuscita...

  • Le riche épulon et le pauvre Lazare

    Le Christ juge le mauvais riche - Un cas d’impénitence finale - Examen des sentiments du riche - La pensée de Sainte Catherine de Sienne - La parabole dans l'œuvre de Maria Valtorta - Plus qu’un mort qui ressuscite...

  • Come mai questo tempo non sapete valutarlo?

    Difficoltà di valutare il senso del tempo - Un compito troppo difficile - L’invito inascoltato - L’inevitabile combattimento.

  • Aprì loro la mente per comprendere le scritture

    Non è così facile comprendere le Scritture - Il centro delle Scritture - Un progetto singolare - Non è una questione di belle parole.

  • Il fico maledetto

    Come gli antichi profeti - L'osservazione di Marco - Senza vie di scampo - L'attacco - Il contrattacco - Sacerdoti, scribi e noi.

  • Gesù esamina Pietro sull'amore

    Le domande di Gesù - Le risposte di Pietro - Pietro abbandonato dal Signore - Nato per fare il capo - Teresina di Lisieux e don Divo Barsotti.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 2

    Il re cerca altri commensali - Un invito accolto con poco entusiasmo - Situazioni impossibili - Due volte indegni - Un pericolo mortale.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 1

    Un racconto paradossale e drammatico - Ci bastano le feste umane - Come si uccidono i messaggeri di Dio - Apparente ingiustizia.

  • Quando Dio resiste alla preghiera ... (Lc 11, 5-13)

    Non ho nulla da offrirgli - Un singolare amico - Non conosciamo noi stessi - Fatti per un altro mondo ...

  • La parabola degli operai nella vigna (Mt 20, 1-16)

    Difficoltà  di comprendere un comportamento ingiusto - Ingiustizia che torna a nostro favore - Chi consola questa parabola.

Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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