Meditazioni sul Vangelo

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Med. br92

Peccatori e pubblicani o scribi e farisei? (Lc 15, 1-10)

Si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. Come una calamita attira i pezzi di ferro così Gesù attira a sé tutti i peccatori. Gesù è la bontà, la verità, la purezza… come mai attira chi non è buono, non è puro, ma è menzognero e vizioso? Un fatto che possiamo facilmente verificare è che il simile, generalmente, cerca il suo simile: i buoni cercano i buoni, i giusti i giusti, gli umili gli umili e, inversamente, gli orgogliosi non legano con gli umili, le persone tortuose con le persone rette, i maleducati con le persone gentili, i viziosi con i virtuosi. Una conferma di questo la vediamo nella reazione degli scribi e dei farisei che si stupiscono, mormorano e si chiedono: “Come mai costui accoglie i peccatori e mangia con loro?”. Secondo loro non ci dovrebbe essere nessuna relazione fra un Giusto e un peccatore.

È bene allora riflettere su che cosa, in Gesù e nel peccatore, giustifichi una sintonia e una reciproca comprensione. Questa sintonia è ampiamente documentata nel vangelo, in questo brano vediamo infatti Gesù che accoglie i peccatori e mangia con loro e questi volentieri lo ascoltano. Gli scribi e i farisei invece non ascoltano volentieri Gesù, ma ogni suo gesto, ogni sua parola, sono motivo di scontro, e di scontro tanto profondo e grave da essere una questione di vita o di morte; tanto che i capi dei sacerdoti, gli scribi e i farisei condanneranno a morte Gesù; lo condanneranno per salvare la loro vita e la loro gloria fondata su distorte dottrine, apparente santità e sostanziale immoralità. L’atteggiamento nei confronti di Gesù ci riguarda tutti perché, di fatto, o siamo nel gruppo dei pubblicani e dei peccatori che ascoltano Gesù e mangiano con lui, oppure siamo nel gruppo dei farisei che prima mormorano e poi lo uccidono.

Per rispondere alla precedente domanda dobbiamo considerare che Gesù non è solo buono, giusto e virtuoso, ma è anche “la Misericordia”; e la Misericordia per sua natura cerca il misero, il perduto, il peccatore; è bene inoltre tenere presente che la misericordia opera secondo due modalità: o preservando dal peccato, o risanando chi è caduto nel peccato; più il peccato è grande più risplende la misericordia che risana; ma risplende anche verso gli innocenti perché, più uno è innocente, più è grande la misericordia che lo ha preservato dal peccato. In entrambi i casi la misericordia tende al fine di suscitare amore per l’Amore. Nella realtà poi, ognuno è in parte preservato e in parte risanato secondo varie gradazioni che Dio solo conosce.

Sotto la croce vediamo Maria e Maria Maddalena: Maria, massimamente preservata, e Maria Maddalena, massimamente risanata, insieme piangono e soffrono guardando l’Amore non amato, torturato e crocifisso. Gesù unisce sotto la croce i preservati e i risanati, perché lo stesso Amore li vuole tutti beati per l’eternità. Allora i redenti canteranno senza fine le lodi di una Misericordia che li ha cercati, salvati e glorificati; e il Signore a sua volta li ringrazierà per essersi lasciati trovare, salvare, glorificare; per aver accolto l’invito a partecipare al banchetto preparato dal Padre suo, dove si condivide una gioia che occhio non vide, né orecchio udì, né mai è entrata in cuore di uomo (1 Cor 2, 9). L’iniziativa gratuita di Dio non aggiunge nulla alla sua gloria, ma colma di ogni bene coloro che accolgono l’invito a partecipare alla sua Gioia.

Tutti siamo peccatori perdonati in quanto preservati dal peccato o risanati dalla Misericordia: Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio (Rm 3, 23); Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia! (Rm 11, 32). Gli scribi e i farisei rifiutano l’invito al banchetto dell’Amore perché, contrariamente a Maria e a Maria Maddalena, rifiutano ostinatamente di far parte del gruppo dei peccatori perdonati. Maria sa di essere una peccatrice perdonata proprio perché, preservata da ogni peccato, la luce della Sapienza abita in lei e le mostra le follie dell’amore di Dio per noi peccatori; infatti, magnifica il Signore perché l’ha salvata (Lc 1, 46-47). La sua santità e la sua umiltà sono insuperabili perché sa, più di ogni altro, di essere stata preservata dal peccato in virtù delle sofferenze che suo Figlio ha patito per tutti. Padre Molinié definisce un contemplativo come “un peccatore che ha la coscienza di esserlo”, e Maria è la più grande contemplativa.

La sintonia e la comprensione fra Gesù e i peccatori è dovuta all’immensa compassione che lui ha per la povertà, la miseria e l’infelicità dei peccatori; allora, quando i peccatori incontrano l’innocenza, la bontà, la bellezza di Gesù, sono attratti irresistibilmente a lui, perché sentono contemporaneamente la nostalgia per quella innocenza, bontà e bellezza, insieme alla nausea per il loro peccato, sentono che è per quella bellezza che la vita ha un senso, perché è per essa che ogni uomo è stato pensato, Gesù poi, non li umilia perché peccatori, ma offre loro una possibilità di redenzione.

Per incontrare Gesù, per mangiare con Lui e ascoltarlo volentieri, dobbiamo essere leali e non barare sulla situazione in cui ci troviamo; dobbiamo prima di tutto accettare di riconoscere la nostra lontananza dalla vera vita, dalla bontà, dalla mitezza, dall’umiltà, dalla pace, da ogni vera e solida virtù; ma soprattutto siamo lontani dall’aver veramente fede, speranza e carità. Noi tendiamo a confondere la vita cristiana con gli sforzi che facciamo per posizionarci da qualche parte fra i santi e i peccatori, cerchiamo una posizione confortevole per sentirci a posto con Dio e con noi stessi; questi sforzi sono pericolosi, perché rischiano di fare di noi dei tiepidi che meritano di sentirsi dire: Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca (Ap 3, 15-16). Ma i nostri sforzi rischiano anche di essere simili a quelli dei farisei che vogliono a tutti i costi apparire giusti senza esserlo veramente, vogliono apparire giusti per evitare l’umiliazione di riconoscersi peccatori, ma questa è mancanza di lealtà, è un peccato contro la verità che può giungere all’estremo orrore di crocifiggere la Verità.

Contrariamente agli scribi e ai farisei, i santi veri sanno di essere dei grandi peccatori, sentiamo infatti molti di loro confessare: “Il Signore mi ha scelto perché non ha trovato un altro più misero e più peccatore di me”, “Il più grande fra i peccatori sono io”. Non dobbiamo credere che lo dicano per finta umiltà, sarebbe una falsa umiltà che non conviene ai discepoli della Verità, ma lo dicono perché sono più di altri uniti a Cristo e la sua luce mostra loro ciò che sono in profondità, ma questo non impedisce, anzi, favorisce l’intesa fra il Salvatore e i salvati; al di là del peccato, è bello il dialogo fra l’Innocente e il peccatore divenuto finalmente umile anche a causa del suo peccato. Se non siamo santi, probabilmente è perché resistiamo alla luce che vorrebbe mostrarci ciò che siamo, ma noi abbiamo paura di vederlo.

Il segno che siamo leali e non bariamo è se accettiamo di soffrire perché non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio (Rm 7, 19), perché la vera vita è assente in noi e attorno a noi: noi non amiamo, non siamo amati e nel mondo non regna l’amore, allora, se uno conserva il desiderio di amare e di essere amato, soffre. Che cosa fare in questa situazione?... Che cosa fanno una pecorella smarrita e una moneta perduta? A poco a poco diventano consapevoli di essersi perduti, e questa consapevolezza prepara la loro salvezza, perché si rendono conto di non poter sperare in nessuna salvezza umana, allora, Colui che è costantemente alla ricerca di chi si è perduto è irresistibilmente attratto da chi riconosce di non avere altra possibilità di salvezza se non quella che viene da Dio. Dovunque sarà il cadavere, ivi si raduneranno gli avvoltoi (Mt 24, 28). Cristo, gli angeli e i santi, come avvoltoi, si precipitano sul peccatore-cadavere che possono salvare, perché vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte.

Che la Santa Vergine possa fare di noi dei peccatori convertiti che procurano gioia agli abitanti del Cielo.

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  • Ultimo aggiornamento 09-01-2024

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    Le Christ juge le mauvais riche - Un cas d’impénitence finale - Examen des sentiments du riche - La pensée de Sainte Catherine de Sienne - La parabole dans l'œuvre de Maria Valtorta - Plus qu’un mort qui ressuscite...

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  • La parabola degli operai nella vigna (Mt 20, 1-16)

    Difficoltà  di comprendere un comportamento ingiusto - Ingiustizia che torna a nostro favore - Chi consola questa parabola.

Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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