Meditazioni sul Vangelo

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Med. br84

La parte che non sarà tolta (Lc 10, 38-42)

Un inventore di genio, un artista e uno scienziato di genio, producono opere di genio, ma se ci si accosta direttamente alle loro opere, nel migliore dei casi si riuscirà ad apprezzarle solo parzialmente e superficialmente; nel peggiore non ci si renderà nemmeno conto di trovarsi di fronte a un’opera geniale, anzi, l’opera sarà trascurata o disprezzata. Diverso è il caso di qualcuno che sospetta di trovarsi di fronte a un’opera non banale e trova chi lo aiuta a scoprire i diversi aspetti della bellezza, della ricchezza, della complessità, della solidità dell’opera; allora quell’opera nutre e affascina. Se poi si ha la fortuna d’incontrare l’autore stesso, questi la farà comprendere come nessun altro, il suo fascino diventerà sempre più coinvolgente e l’attenzione sarà distolta da ogni altra cosa per concentrarsi su quell’unico capolavoro che merita tutta l’attenzione.

Se tra gli uomini ci sono dei geni in ogni campo, a maggior ragione sarà geniale chi ha dato l’esistenza a questi geni e li ha dotati di intelligenze non comuni; se gli uomini riescono a produrre opere geniali, a maggior ragione sarà geniale ciò che Dio produce. Dio produce tutto ciò che esiste e, all’interno della creazione, l’opera della redenzione. La creazione considerata nel suo aspetto visibile è ammirata dall’uomo con i cinque sensi; nelle sue leggi e nei suoi segreti è esplorata dagli scienziati che, più procedono nelle ricerche, più scoprono quante cose rimangono da scoprire; la vastità e la complessità di quanto c’è da comprendere è talmente grande che ogni scoperta, ogni progresso, è piccola cosa; ogni comprensione non diminuisce il numero delle cose da comprendere, ma lo aumenta, ed è il segno che l’opera che studiano è geniale.

I santi sono gli esperti dell’opera della redenzione, ma anche loro: più comprendono e meno comprendono. Più comprendono, più allargano il campo delle cose che bisogna ancora comprendere, ed è sempre il segno che l’opera di Dio è geniale; se è ammirevole l’opera della creazione fisica, molto più ammirevole è l’opera della redenzione, perché nel mondo immateriale, nel mondo delle anime, c’è una ricchezza, un pregio e una complessità maggiore rispetto al mondo fisico. Si potrebbe dire che per le opere di Dio il fine della comprensione è farci progredire nella non comprensione, e la non comprensione ci invita a desiderare le risposte che Dio solo può dare.

Purtroppo, a causa del peccato originale la nostra vista spirituale si è molto annebbiata, e così non ci rendiamo quasi più conto e non ci stupiamo della grandiosità del mistero in cui siamo immersi; le opere di Dio non le vediamo come segni, parole, richiami, che ci parlano di lui; diamo tutto per scontato, non ci stupiamo più di nulla, viviamo alla superfice delle cose e di noi stessi. Questo non è normale, noi dovremmo rimanere estasiati contemplando il mistero di ogni essere.

Gesù è il Salvatore e il rimedio di ogni nostra infermità e vorrebbe parlarci della grandiosità del progetto di Dio, della sua bellezza, della sua ricchezza e di come ognuno abbia un posto unico nel suo Regno. Ma anche fra coloro che lo accolgono, pochi lo ascoltano veramente, troppi, troppo presto, credono di aver capito, e allora si danno da fare e si agitano per molte cose, credono di far bene e vogliono veramente servire il Signore, ma non si accorgono che, in fondo, il Signore vorrebbe anche altro da loro. Che cosa vorrebbe? Che assomigliassero un po’ di più a Maria Maddalena seduta ai suoi piedi ad ascoltarlo.

Maria Maddalena è stata affascinata da Gesù, e sa che niente è più nutriente, niente è più benefico che ascoltare l’Autore di tutte le cose parlare della sua opera, del suo Regno, della sua missione, della legge dell’amore e dei suoi segreti. Lei ha vissuto, non per sentito dire, ma in ogni fibra del suo essere, un aspetto stupefacente della missione del suo Signore, quello di chi sa trasformare una disastrata in una salvata, una peccatrice in una santa, una che era fango della terra in una perla del cielo. Allora, quando Gesù la gratifica della sua presenza e della sua intimità, non c’è pranzo né ospiti che tengano, tutta l’attenzione è per quel volto, per quello sguardo e per le parole che escono dalla sua bocca.

Da notare che il responsabile del comportamento di Maria Maddalena è Gesù e non Maria Maddalena, se Gesù voleva che anche lei servisse, si occupasse degli ospiti e del pranzo, aveva solo da non parlarle, oppure dirle che le avrebbe parlato privatamente in un altro momento, ma se Gesù le parla proprio mentre ci sarebbe da occuparsi degli ospiti e del loro ristoro, è per insegnare a tutti che lui e le sue parole devono venire prima di ogni altra cosa. Anche in questa occasione potrebbe dire: Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; “chi ama gli ospiti o la loro accoglienza più di me non è degno di me” (Mt 10, 37). Questa lezione è soavemente insegnata a chi stentava a comprenderla, dice infatti Gesù: Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta.

In questo episodio vediamo sorgere una certa tensione fra Marta e Maria; Marta si sente in dovere di rimproverare la sorella e cerca in Gesù un alleato: Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti. È l’incomprensione fra coloro che “fanno” e coloro che “non fanno”, fra coloro che si impegnano, parlano e si agitano per molte cose, e coloro che si limitano a tacere e ascoltare. Chi fa rimprovera apertamente chi non fa, e chi non fa rimprovera tacitamente chi fa. Marta rimprovera Maria perché non la aiuta, e Maria rimprovera Marta perché non ascolta, non la rimprovera apertamente, ma col suo comportamento, come se dicesse: “Quando c’è il Signore che parla tutti dovrebbero fermarsi, fare silenzio e ascoltare”; - “Ma ci sono gli ospiti, c’è il pranzo da preparare!” -. Di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore che non le sarà tolta.

C’è dunque una parte migliore, quella di Maria che tace e ascolta il suo Signore, e una parte che dovrà essere purificata ed essere tolta. Spesso nelle nostre attività e nelle nostre agitazioni cerchiamo un mezzo per colmare il terribile vuoto della nostra esistenza; cerchiamo qualcosa che ci gratifichi e dia senso ai nostri giorni; cerchiamo un pretesto per fuggire dalla domanda fondamentale: “Ma che senso ha veramente il mio esistere?”. Come diceva Pascal, cerchiamo ogni mezzo per stordirci, troppo ci fa paura stare un quarto d’ora in silenzio nella nostra stanza, perché potremmo essere invitati ad ammettere che non abbiamo ancora trovato il senso della vita. Ora, tutto ciò che non è vero, tutto ciò che non è autentico, tutto ciò che non è in sintonia con le leggi, gli usi e costumi del Regno di Dio, dovrà essere tolto; e ci sono cose da togliere anche in chi serve il Signore come Marta. Può capitare che uno si dia da fare per servire il Signore con le migliori intenzioni, ma dopo un po’ il Signore tende a perdere di importanza, mentre ne acquista un po’ troppa la soddisfazione di fare, di essere stimati, di essere al centro dell’attenzione; come spesso accade: si parte bene e si finisce male. Per evitare questo male ci sono delle cose che dovranno essere tolte; il Signore sa quali sono.

Che la Santa Vergine orienti anche noi verso la parte migliore, e ci renda docili e ubbidienti quando dovremo lasciare la parte che dovrà essere tolta.

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Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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