Meditazioni sul Vangelo

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Med. br61

Tentativo di deicidio (Lc 4, 21-30)

Ci sono persone di fronte alle quali non è possibile rimanere indifferenti, suscitano amore oppure odio; questo accade soprattutto nei confronti dei profeti e dei santi; quanto più è grande la loro santità, altrettanto grande è l’amore o l’odio che suscitano. La vita di un santo non può non interpellare il nostro essere più profondo e più prezioso, non può non attivare i nostri sentimenti migliori o peggiori, non può non richiedere un’adesione totale o un rifiuto totale. Attraverso la vita di un santo è come se Dio bussasse alla nostra porta, dobbiamo aprirgli oppure cacciarlo. Possiamo pensare a Giovanni Battista che attirava le folle e aveva discepoli, ma scatenava anche l’ira e la persecuzione dei potenti. Ugualmente Padre Pio, aveva figli spirituali e le folle andavano da lui, ma era anche odiato e perseguitato, soprattutto da religiosi. Ma colui che più di ogni altro suscita amore o odio è Gesù, perché in lui risplende il massimo di santità, la santità di Dio stesso, e questa non può lasciare indifferenti.

Ciò che accadde un certo sabato nella sinagoga di Nazaret si può riassumere con un versetto del vangelo di Giovanni: Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto (Gv 1, 11). Gesù è talmente non accolto che i suoi concittadini lo vogliono gettare in un dirupo e i suoi connazionali lo faranno morire sulla Croce. Ciò che accade a Nazaret è una figura di ciò che accadrà a Gerusalemme, che a sua volta è una figura di ciò che accade in tutto il mondo e per tutti i secoli, ossia, che l’Amore non è amato; il Creatore, venuto a salvare le sue creature, dalle sue creature è ucciso. Questo mistero è grande, e pone interrogativi tali che solo in cielo troveranno risposta.

Intanto Gesù nella sinagoga di Nazaret suscita sentimenti alterni e contrastanti, in un primo tempo meraviglia per le parole di grazia che escono dalla sua bocca, ma alla fine: tutti si riempiono di sdegno... lo cacciano fuori... e lo conducono sul ciglio del monte... per gettarlo giù. Non è semplicissimo comprendere i motivi di una così violenta reazione; il cuore dell’uomo è un abisso e solo Dio lo conosce senza incertezze di giudizio, l’esito delle nostre riflessioni non può che essere un incerto balbettio.

Per circa trent’anni Gesù non ha creato problemi agli abitanti di Nazaret, era un uomo mite, umile, gentile, osservante della legge, rispettoso, lavoratore, privo di vizi, intelligente... Poi Gesù inizia a percorrere la Galilea predicando e facendo miracoli, allora i suoi concittadini si interrogano: perché questa svolta? Come mai lascia sola la madre? Perché non si è sposato? Quali saranno le sue intenzioni?... Un giorno però, nella sinagoga di Nazaret, Gesù rivela chi è veramente e, applicando a sé la profezia di Isaia, dichiara di essere il Messia, l’inviato definitivo di Dio, il salvatore dell’uomo; gli abitanti di Nazaret comprendono perfettamente questa sua dichiarazione, ma ogni rivelazione, ogni parola che interpella in profondità la vita dell’uomo richiede una risposta, i presenti devono allora prendere posizione nei confronti di Gesù: o gli credono oppure sono costretti a ritenerlo un impostore. Ma credergli rappresenta per loro un problema enorme, se gli credono devono rinunciare all’idea che hanno del Messia, devono rinunciare a ogni speranza di riscatto nazionale e personale; proprio perché conoscono Gesù, sanno che mai quell’uomo mite e umile potrà liberarli dal giogo dei romani, non ci sono in lui i tratti del condottiero che si impone, che suscita timore, che aggrega combattenti, che aspira alla gloria e al dominio, quindi, si ritrovano lacerati fra Gesù che afferma di essere il Messia e la loro idea di Messia che non si adatta a Gesù; devono però scegliere quale idea di vita e di liberazione debba prevalere: la vita e la liberazione che sperano di ottenere da un Messia secondo il loro cuore oppure la vita e la liberazione che propone Gesù; siccome sentono che le due idee sono incompatibili decidono di eliminare Gesù per poter continuare a sperare in un Messia secondo il loro cuore.

Se gli abitanti di Nazaret conoscevano Gesù, anche Gesù conosceva i suoi concittadini e vedeva che non erano ben disposti verso di lui. C’era in loro una certa arrogante pretesa di vedere qualcosa di stupefacente proprio perché suoi concittadini; se Gesù pretendeva di essere il Messia, perché non faceva in casa sua i miracoli che faceva altrove? Ma la potenza di Gesù non poteva manifestarsi se non c’era un minimo di umiltà, se non c’era un minimo di fiducia e di amore nei suoi confronti; Gesù lo dice loro richiamando due episodi della storia di Israele: come Elia ed Eliseo avevano operato prodigi per dei pagani perché la durezza di cuore degli Israeliti non permetteva loro di operare, così Gesù può guarire, illuminare e salvare solo dove incontra dei cuori che non gli sono ostili. L’evangelista Marco annota: E lì non poteva compiere nessun prodigio... E si meravigliava della loro incredulità (Mc 6, 5-6). Gli esempi fatti da Gesù, che in fondo denunciavano la loro durezza di cuore, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha scatenato il proposito di eliminarlo fisicamente.

Per cercare di comprendere quanto è successo a Nazaret e quanto rischia di succedere anche a noi, possiamo aiutarci con le seguenti riflessioni: quando un popolo è oppresso da governanti iniqui e corrotti, che obbediscono a poteri sovranazionali occulti e perversi, e, invece di fare prosperare la nazione la gettano sempre più nel caos con disposizioni illogiche, contradditorie, discriminatorie, ricattatorie... nasce nel popolo il desiderio di veder sorgere un uomo forte, un condottiero carismatico capace di aggregare le folle e di alimentare la speranza di poter sostituire governanti indegni e incapaci, così che la nazione possa ritrovare giorni di prosperità e di pace. Questa è la figura del liberatore secondo il cuore dell’uomo che tutti, tanto o poco desideriamo, soprattutto quando il malgoverno raggiunge livelli tali da provocare la nausea.

Non sarebbe allora ben accolto chi contestasse e demolisse questa speranza dicendo che l’unica possibile salvezza non può venire da un uomo forte, da un partito forte, da un programma forte... ma unicamente dalla conversione dei cuori; conversione significa abbandonare qualsiasi soluzione che non preveda il riconoscimento di Gesù come unico salvatore. La prosperità e il benessere che l’uomo riesce a raggiungere non possono durare a lungo senza Gesù, perché l’uomo e la società, prima o poi si corrompono, sia per debolezza umana, sia per l’azione del demonio. Solo la grazia che Gesù dona consente all’uomo di funzionare correttamente, senza di lui la corruzione rovina prima il singolo e poi la società; lui solo è capo di un Regno che ha come legge l’amore, lui solo può promettere una beatitudine che, per quanto l’uomo faccia, non potrà mai trovare in questo mondo. Solo se una nazione accetta Gesù come suo re potrà ritrovare prosperità e pace, ma per regnare in una nazione deve prima regnare nei singoli. Un programma simile rischia di non suscitare molto entusiasmo e di essere gettato in un dirupo come volevano fare con Gesù, perché l’uomo difficilmente rinuncia alla speranza di potersi salvare da solo; la tragedia è che, se non crediamo in Gesù, ci ritroviamo a credere a qualunque menzogna, ma il frutto della menzogna è disordine, follia, disperazione, morte.

Ci aiuti a comprendere e a sperare tutto dal Re dei re colei che regna al suo fianco.

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  • Ultimo aggiornamento 09-01-2024

    Meditazione sul libro di Giobbe (Capitoli: 1-42)

    La santità di Giobbe - Un principio di giustizia violato - Le due fasi della prova di Giobbe - La protesta di Giobbe - Gli amici di Giobbe - L’inizio di una disputa infuocata - La paura di Dio - Come può essere giusto un uomo davanti a Dio? - Giobbe fa saltare i nervi ai suoi amici ...

  • Il perdono che non può essere concesso (Gv 20, 22-23)

    A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi - che cos'è il peccato? - scoperta di alcuni paradossi - l'abominio del peccato originale - l’appuntamento a cui non possiamo mancare

  • La parabola dei talenti (Mt 25, 13-30 || Lc 19, 11-28) - IIa parte

    Il bisogno di amare - poco e molto, storia in due tempi - le paure del servo malvagio - l’oscuramento della ragione - Dio non ci chiede più di quanto possiamo dare - chi è umile accetta di farsi aiutare - la possibilità della perdizione - tentativo di riflessione sull’inferno - come evitare la perdizione

  • La parabola dei talenti (Mt 25, 13-30 || Lc 19, 11-28) - Ia parte

    Un compito difficile - Ciò che non vorremmo sentire - Il rischio di un malinteso - Cosa si aspetta il padrone dai suoi servi - Il problema del vero bene dell’uomo - Prima il poco, poi il molto

  • La parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro

    Cristo giudica il ricco malvagio - Un caso di impenitenza finale - Esame dei sentimenti del ricco - Il pensiero di Santa Caterina da Siena - La parabola nell’opera di Maria Valtorta - Più di un morto che risuscita...

  • Le riche épulon et le pauvre Lazare

    Le Christ juge le mauvais riche - Un cas d’impénitence finale - Examen des sentiments du riche - La pensée de Sainte Catherine de Sienne - La parabole dans l'œuvre de Maria Valtorta - Plus qu’un mort qui ressuscite...

  • Come mai questo tempo non sapete valutarlo?

    Difficoltà di valutare il senso del tempo - Un compito troppo difficile - L’invito inascoltato - L’inevitabile combattimento.

  • Aprì loro la mente per comprendere le scritture

    Non è così facile comprendere le Scritture - Il centro delle Scritture - Un progetto singolare - Non è una questione di belle parole.

  • Il fico maledetto

    Come gli antichi profeti - L'osservazione di Marco - Senza vie di scampo - L'attacco - Il contrattacco - Sacerdoti, scribi e noi.

  • Gesù esamina Pietro sull'amore

    Le domande di Gesù - Le risposte di Pietro - Pietro abbandonato dal Signore - Nato per fare il capo - Teresina di Lisieux e don Divo Barsotti.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 2

    Il re cerca altri commensali - Un invito accolto con poco entusiasmo - Situazioni impossibili - Due volte indegni - Un pericolo mortale.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 1

    Un racconto paradossale e drammatico - Ci bastano le feste umane - Come si uccidono i messaggeri di Dio - Apparente ingiustizia.

  • Quando Dio resiste alla preghiera ... (Lc 11, 5-13)

    Non ho nulla da offrirgli - Un singolare amico - Non conosciamo noi stessi - Fatti per un altro mondo ...

  • La parabola degli operai nella vigna (Mt 20, 1-16)

    Difficoltà  di comprendere un comportamento ingiusto - Ingiustizia che torna a nostro favore - Chi consola questa parabola.

Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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